Vita
La vita di Rossella Petrellese
Rossella nasce a Napoli il giorno 1° aprile 1972 da Domenico Petrellese e Lucia Basurto. E’ sabato santo. Nella Clinica Villa Bianca in via B. Cavallino, 102 Napoli, il professor Vincenzo Abate, con un parto cesareo, in extremis, contribuisce a dare alla luce una bimba di otto mesi, dal peso di Kg 2,200 il cui palpito non era più percepibile, da cui l’urgenza del cesareo. E’ battezzata da padre Dini il 28 maggio del 1972, in casa dei nonni materni, in via San Giacomo dei Capri 67, Napoli, sempre a causa della sua salute molto cagionevole. Già ad un mese di vita ha una broncopolmonite asmatica molto seria a cui ne seguiranno altre. Inizia il Calvario degli accertamenti medici. A due anni una caduta dal seggiolone le procurerà gravi problemi: coma di primo grado, trauma cranico, ipocinesia all’arto inferiore sinistro, crisi convulsive. All’Ospedale Santobono di Napoli a curarla, nel reparto di neurochirurgia, è il dottor Marandola nei giorni che vanno dal 29 maggio 1974 al 31 maggio dello stesso anno. Continueranno i controlli medici per avere una diagnosi esatta, che solo dopo cinque anni si riuscirà a formulare al Kinderspital di Zurigo (Svizzera): persistenza del dotto arterioso di Botallo, grave ipertensione della polmonare ed aumento delle resistenze, forame ovale aperto, talassemia minor. |
«Io so e sento che da sola non ce la farò maia stare bene e ad uscire da questa situazione; io non posso farci niente, perciò solo se e quando Tu lo vorrai io starò di nuovo bene». «Quello che accadrà sarà solo la volontà di Dio. Io offrirò tutta la mia sofferenza (che questa volta credo sarà superiore alle mie forze) per tutti quelli che soffrono di più, i più soli, i più abbandonati, i più tristi». Io sono felice. Questo è ciò che ho desiderato per tutta la vita andare da Gesù «…vivere tutta la mia vita accogliendo tutto con gioia perché ogni cosa è un tuo immenso dono, vivere ogni cosa come un’offerta». Con questi limiti fisici, Rossella imparerà a convivere. Pur se tutto le sembra negato, Rossella è tenace e non abbandona le sue – come lei stessa le definisce – «inutili speranze». E’ certa che riuscirà a migliorare se stessa: sia fisicamente che esteticamente. Come tutte le adolescenti del nostro tempo, ella sogna una forma fisica perfetta, della perfezione dei media. Il fresco candore delle sue parole risulta commovente. Nel suo diario e nelle lettere alla madre – usa da piccola parlare alla mamma, amatissima, con delle lettere – annota questi desideri e i progetti. Dalle sue parole emerge anche un alto senso di autoironia: è intelligente e non si prende troppo sul serio. Desidera però, ardentemente, poter realizzare alcune cose: suonare il pianoforte, vivere come gli altri, un calore fatto di affettività profonde: un marito, dei figli – dei bambini che ha sempre amato da quando era piccolissima -. E’ questa esperienza di un sabato santo dello spirito, quando la Parola non scende a fecondare la vita, che farà di Rossella una testimone del Cristo Crocifisso e Risorto. Da alcuni anni la famiglia si è trasferita ad Acerra e sarà proprio la diocesi di Acerra, quando nel 1992 la Chiesa acerrana si riunisce in un Convegno, il luogo in cui Rossella si apre ad una svolta della sua esistenza. Il momento più buio se è alle sue spalle è però guardato, osservato e considerato come il limite di non ritorno. Rossella sa bene che in quei momenti ha disprezzato la vita e con la vita Dio stesso; sa che quel disprezzo è stata una sofferenza ancor più forte di tutte quelle sofferenze fisiche fino ad allora patite; ha la consapevolezza luminosa, ora, alla luce di una svolta radicale e del suo abbandono totale a Dio, che Cristo era con lei proprio in quei momenti terribili e che arrendersi al suo Amore crocifisso è stato un salto nel Getsemani per vivere veramente: «Io so e sento che da sola non ce la farò mai a stare bene e ad uscire da questa situazione; io non posso farci niente, perciò solo se e quando Tu lo vorrai io starò di nuovo bene». Con queste parole racconta in una lettera la sua richiesta al Signore e aggiunge: «Così, poco a poco guarii». Rossella non parla di una guarigione fisica; parla della scoperta di quella gioia che è dono del Dio cristiano. Una nuova e inusitata serenità, uno sguardo che osserva e comprende con amore i limiti degli uomini, un desiderio di crescere nella fede, un desiderio di farsi dono per gli altri. Rossella prende a decentrarsi e mette al primo posto le sofferenze altrui. Nel frattempo comincia a praticare con profonda gioia i sacramenti, intreccia rapporti con i bisognosi, prende a formarsi sulle vite dei Santi. Emerge fortemente una visione illuminata dalla fede e un grande amore per Dio e nostalgia del cielo. (Un episodio illuminante di ciò è quello raccontato da Salvatore Masullo, il quale conosciuta la sua reale situazione fisica rimase sconcertato, non riuscendo a capire come una ragazza in quello stato potesse seguire Dio con tanta fede. Ma lei, come ricorda l’amico, con una dolcezza impressionante gli rispose che era bello stare così nel nome di Gesù. Ricorda ancora come la vedeva sofferente quando andava a cibarsi del Corpo di Gesù… E’ grazie al suo esempio, come egli stesso afferma, che oggi è di Dio e non si stanca mai di dire nel nome di Dio: «Grazie Rossella»).Il cammino è in salita, ma lei impara l’eroismo dei piccoli passi: nulla, apparentemente, di eclatante, ma una scuola di formazione nel quotidiano che la trasformerà. E’ un periodo molto bello. Con la guida di don Primo Poggi e a contatto con altre persone dalla forte tempra spirituale, Rossella segue un vero cammino di formazione e di crescita in Cristo. Annota tutto e proprio dai suoi appunti ricaviamo il profilo di una giovane donna che trova in Cristo lo Sposo, il dono della sua presenza, la missione di trasformare i suoi dolori in sofferenza per gli altri. Il dolore e la sofferenza, infatti, non l’abbandonano mai. Se la gioia dell’incontro con il Risorto la fa traboccare nel dono gratuito per gli altri, i suoi problemi non diminuiscono. Si profila un intervento difficile e pericoloso. Molti le consigliano di evitarlo. Ma Rossella è tenace anche perché l’alternativa equivarrebbe ad un lasciarsi vivere, altro nome di un lasciarsi morire che la sua fede nel Nazareno non può accettare (ne parla con il suo padre spirituale). E’ difficile e rischioso l’intervento, ma in nome della vita donatale sente di dover provare, scommettendo sull’impossibile possibilità di Dio, consapevole che comunque andrà sarà bene: Dio sa quel che chiede alle sue creature: «Quello che accadrà sarà solo la volontà di Dio. Io offrirò tutta la mia sofferenza (che questa volta credo sarà superiore alle mie forze) per tutti quelli che soffrono di più, i più soli, i più abbandonati, i più tristi». Anche se nell’angustia dell’incertezza e del carico doloroso che si profila, mantiene il sorriso e lo trasforma in dono per tutti. E’ sempre sorridente, Rossella, e stabilisce con il primario che l’opererà e con il personale paramedico un rapporto sereno e fiducioso. La lontananza da casa – viene operata negli Stati Uniti – unita all’incognita per il risultato non turbano la solidità della sua fede. Concreta e mai incline ad un ingenuo ottimismo ma aperta, misteriosamente, alla Speranza, Rossella l’8 settembre affronta l’intervento, ma non supera la fase successiva. In tutte queste paure e sofferenze il Signore la visita con la Santa Comunione che ella ardentemente riceve sabato 17 settembre. Confida alla mamma che, quando sarebbero tornati a casa, avrebbe voluto adottare un negretto, oltre ad Alice (prima adozione fatta da Rossella). Dice anche di dover redimere “convertire” il suo caro amico Luigi (voleva che riprendesse a frequentare di nuovo la Parrocchia).Muore il 18 settembre, domenica, alle ore 15.00, del 1994 all’età di 22 anni. Un sacerdote le amministra il sacramento dell’Unzione degli infermi, la benedice, recitando preghiere. |